Per impostare una buona strategia di content marketing quali consigli daresti?
Nonostante nel campo del content marketing i ROI sono più difficilmente misurabili che altrove, occorre porsi degli obiettivi concreti e delle tempistiche per raggiungerli. Quindi capire quando e se, a seconda della strategia globale, andare su altri mercati e quindi produrre contenuti in altre lingue, ad esempio. E poi puntare su qualità dei testi ed engagement, sia dei contenuti prodotti per i propri canali che di quelli prodotti per fluttuare su altri canali.
Quali consigli fornireste per la redazione dei testi? (es. numero parole, paragrafi, ecc..)
Chiaramente non ci sono standard precisi, anche se Google, che è una delle cartine di tornasole di qualunque content strategy, inizia a preferire testi più lunghi, con un numero crescente di titoli (h1, h2, etc.), strutturati con bullet points ben organizzati, chiaramente non solo testuali ma con l’inserimento di contenuti multimediali, e font leggibili da ogni device.
Ad oggi quante agenzie (se si puo’ sapere) si appoggiano alla vostra piattaforma?
Moltissime. In Italia e in Europa. E sempre di più, perché utilizzare un servizio come quello di greatcontent, che produce contenuti ottimizzati, per ogni esigenza, che aiuta a gestire progetti multilingua, a velocizzare la produzione, ad avere copywriter freelance pre-qualificati a disposizione in qualsiasi momento, dà la possibilità alle agenzie di spendere meno tempo su questi aspetti ed essere più competitive, quindi, nei prezzi che applicano ai clienti finali. Inoltre, gestendo spesso clienti con necessità diverse, che vendono prodotti diversi, greatcontent può fornire loro gruppi di autori esperti nelle tematiche più disparate.
Detto questo, per alcune agenzie lavoriamo in white label, mentre altre ci mettono direttamente in contatto con i loro clienti perché preferiscono che ci occupiamo noi, direttamente, anche della comunicazione con il cliente.
Quali sono le tipologie di contenuti che vi vengono richiesti maggiormente?
Bé le tipologie standard sono 3: contenuti SEO, quindi descrizioni categoria, prodotto e brand, declinate in maniera diversa a seconda del settore merceologico. Contenuti localizzati, quindi la trasposizione in altre lingue di contenuti esistenti, che non sempre vuol dire traduzione, anzi. Sempre di più, le aziende prediligono un approccio creativo alla localizzazione, che abbia un’impronta commerciale più adatta ai mercati cui ci si sta approcciando. Ed, infine, contenuti editoriali: blog post in particolare, ma anche articoli di news. In tutti i casi, mentre in passato si prediligeva l’inserimento di molte parole chiave, anche a scapito della leggibilità dei testi, ora il trend va nella direzione di produrre testi di qualità, facilmente fruibili, interessanti (e creativi), che creino engagement. Oltre a queste tipologie di testo, poi, ci è capitato davvero di tutto, anche di dover scrivere programmi politici….
Come vedi il futuro del content marketing e dei copywriters?
Vedo molto molto roseo il futuro del content marketing. Credo che quando riusciremo a trovare degli strumenti di misurazione dei ROI ad esso collegato, questa attività decollerà del tutto. Sui copywriters, il discorso è più delicato. Si tende, sempre di più, a discreditare la loro attività, come se chiunque fosse in grado di scrivere dei testi di qualità, basti avere il tempo per farlo. Bé, vi assicuro che non è così. C’è una grossa differenza tra professionisti e chi lo fa per hobby. Anche per questo a greatcontent, suddividiamo i contenuti in base al loro livello e riconosciamo a copy con maggiore esperienza una contribuzione unitaria più alta. Un caro amico una volta, nella lettera di dimissioni, in cui annunciava alla sua azienda che andava via, ha scritto: “come diceva un proverbio cinese, se mi paghi quanto dici tu, lavoro come voglio io. Se mi paghi quanto dico io, lavoro come vuoi tu”. Credo sia un concetto che può essere ben applicato al caso dei copywriter.